Mario Crispi – Soffi

12,50

l primo lavoro da solista ispirato dai venti che soffiano sulla Sicilia e da cui trarre le direzioni a cui rivolgersi per comporre, ricavare timbri e evocare luoghi e suoni.
Soffi nasce sulla scorta delle ricerche condotte su strumenti a fiato provenienti dai cinque continenti: il ney (persiano, turco e arabo), il selijefløyte lappone, le zummara nordafricane, le launeddas sarde, l’arghoul egiziano, il clarinetto balcanico, l’antara e il sikus andini, il duduk turco, il marranzanu siciliano, il didjeridoo australiano.

 

Descrizione

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Un lavoro interamente composto ed eseguito “in proprio”, cda considerare l’inizio di quel percorso “fuori sentiero” di Mario Crispi rispetto al percorso musicale intrapreso con gli Agricantus e che, tra ritmi e melodie ipnotiche e rarefatte, segue le tracce del tempo e del suo respiro e disegna un’ideale “rosa dei venti”.
Una cartografia dell’anima, che pone al centro della scena sonora strumenti carichi di storia – di una storia fatta di continuità e trasformazione, di usi e di ri-usi tramandati per lo più per tradizione orale – e capaci di diventare simboli materiali e concrete testimonianze delle umane migrazioni, reali o virtuali che siano.
Strumenti “a vento” (come dicono gli anglosassoni) – e come i venti portatori di altrove: di quell’altrove probabile (e possibile) che si rivela grazie a passeggiate in deserti affollati di profondità umana, a viaggi verso radici ancestrali, verso luoghi lontani – forse sconosciuti ai sensi, ma non ai sentimenti.

01 – Zàmmar (libeccio) 4’11”
02 – Gasbàh (monsone) 4’02”
03 – Vientu ‘i rrina (scirocco) 5’00”
04 – Mari Niuru (bora) 5’56”
05 – Sierra Guevara (brisa do mar) 4’06”
06 – Limes (ponente) 5’07”
07 – Passu lèggiu (abrego) 5’03”
08 – Ciatu (zefiro) 5’05”
09 – Mansur (grecale) 4’11”
10 – Soplàr (maestrale) 3’37”

Mario Crispi
composizioni, esecuzioni, produzione di sala
Registrazioni
Studio Zefiro (Roma)
Missaggi:
Indye Sound Studios
Tecnico del suono
Kiko Fusco
Masterizzazione
Fabrizio De Carolis (Reference Mastering Studio)
Grafica
Di Vita Design (Palermo)

CNI 2000: QSDL 12152

6 recensioni per Mario Crispi – Soffi

  1. Eric Iverson

    2000 RootsWorld
    Mario Crispi Soffi

    Generally when you say that someone’s full of hot air, it’s considered to be an insult. But on Mario Crispi’s new solo album Soffi (literally ‘puffs’ or “blows’ in English) it’s a positive boon. Especially when the hot air in question can be heard coursing through wind instruments from all over the world including the ney (Persian, Turkish and Arabian), the selijefloyte from Lapland, he North African zummara, the Sardinian launeddas, the Egyptian arghoul, the Balkan clarinet, the Andean antara and sikus, the Turkish duduk, the Sicilian marranzanu, and the Australian didjeridoo. But this is no dry academic exercise. Crispi, a co-founding member of the group Agricantus, literally breathes life into this project with stunning results. Far and away the best cut is “Vientu ‘I Rina” which in my bad Babelfish translation of the Italian liner notes comes out as “free inspiration from a song of miners of sulfur.” It is a wonderfully atmospheric mix of Persian Ney and full throated Sicilian vocals. “Gasbah” features a duet between didjeridoo and gasbah, a reed instrument used throughout rural Algeria, again with an old meets new approach that seems to span continents. It is ironic that a CD filled with such ancient instruments would sound so contemporary, or even futuristic. This is music from everywhere for anywhere, the perfect antidote to mass-market induced media fatigue on a cold rainy day.
    Eric Iverson

  2. Ma. Bi.

    La voce del campo – 13/6/2000
    SOFFI

    L’incanto musicale di “Soffi”Ci sono musiche che “incantano”, nel vero senso del termine, conquistandoci già al primo
    ascolto. Parla la voce della natura, delle cose,dei cicli immutabili della terra, il disco di Mario Crispi che prende l’evocativo titolo di “Soffi”, viaggi sonori attraverso i venti, che arricchisce il catalogo della Compagnia Nuove Indie, sempre più denso di proposte della cosiddetta “musica del mondo”. “La sonorità di questo CD – si legge nelle note introduttive al libretto – nascono da una ricerca sulla mescolanza di strumenti a fiato provenienti dai cinque continenti. Questi strumenti possiedono secoli di storia, di trasformazioni e di uso continuo attraverso tecniche esecutive tramandate per tradizione orale, e sono testimonianza di migrazioni umane reali e virtuali. Strumenti “a vento” quindi, e come i venti portatori di “altrove”. Attraverso le capacità di Mario Crispi; il suo lungo cammino che ha come palcoscenico il mondo, scopriamo infatti il Ney persiano e una lunga serie di strumenti a fiato, comprese le launeddas, che sono solo un altro passaggio, un altro segno per un disco delicato ed evocativo, di assoluta agilità, mai greve, pronto a farci comprendere la bellezza delle cose che ci stanno accanto, da sempre. Come raccontavano gli antichi padri, da una crepa si entra nel cuore delle cose, si ascolta il suono del mondo, magari cullati da quei racconti popolari riportati alla luce da antropologi attenti come Lombardi Satriani, dando voce e personalità ai venti come in Zàmmar (il libeccio), in Vientu ‘i rina (lo scirocco) per passare a Gasbah (monsone), l’abrego, e poi la brisa do mar, la bora e il ponente. Tutti brani dal largo respiro, quasi epici, eppure semplici e se vogliamo, orecchiabili al gusto del mondo di oggi. Un lavoro che non deve passare assolutamente inosservato, per far comprendere quale lavoro di ricerca e di assemblaggio c’è dietro una ricerca attraverso il suono del vento, quello che il mondo oggi ascolta sempre meno volentieri.
    Ma. Bi.

  3. Eliseno Sposato

    Il Quotidiano della Calabria – 26/7/2000
    I Soffi di Crispi

    Mario Crispi oltre ad essere uno dei motori cardini degli Agricantus, è da molti anni uno studioso delle sonorità e dei segreti tramandati dagli strumenti a fiato prodotti in ogni parte del mondo. In questo lavoro solista, opportunamente intitolato “Soffi”, il maestro siciliano rielabora i suoni che ogni strumento propone, amalgamandolo con la sensibilità elettronica che fa parte del suo bagaglio culturale. Il disco avvolge l’ascoltatore con melodie create dai soffi introdotti all’interno di strumenti tanto diversi fra loro come il
    saliefløyte lappone, il didjeridoo australiano, il duduk armenro, le launeddas srade, il ney
    persiano, l’arghoul egiziano. Su tutti questi suoni “esotici”, emerge la sensibilità del musicista siciliano che accompagna in un viaggio a ritroso nel tempo. Musica a 360° capace di scandire i ritmi di un tempo lontano solo in apparenza, vista la concreta attualità che traspare dal cd.
    Eliseno Sposato

  4. Paolo De Bernardin

    La Repubblica – suppl. Musica n°230 del 7/9/2000
    SOFFI

    Co-fondatore degli Agricantus il flautista Mario Crispi ha voluto compiere un bel viaggio intorno al mondo realizzato sulle onde degli strumenti “a vento”. Il suo vuole essere un omaggio alle tradizioni di vari popoli espresso con flauti, zufoli, clarinetti, launeddas, didjeridoo, presi e costruiti in ogni parte del pianeta su diretta ispirazione degli originali; Un vero percorso sonoro suggerito dagli sconfinamenti possibili di venti di ogni continente. E proprio ai nomi del vento e delle brezze sono dedicati ognuno dei dieci brani del disco costruiti con certosina pazienza e mixati con grande inventiva. Quello che sulla carta potrebbe sembrare una pedissequa e noiosa lezione segli strumenti a fiato, risulta invece, e già dal primo ascolto, un geniale percorso migratorio che viaggia dalla Lapponia alla Sardegna, dall’Egitto all’Anatolia, dalle Ande all’Australia. Con la leggerezza di una brezza estiva e la semplicità naturale della respirazione. Soffi è un lavoro semplice e complesso insieme, non privo di magia e di vero spirito di globalizzazione.
    Paolo De Bernardin

  5. Rosario Pantaleo

    L’isola che non c’era – Dicembre 2000
    SOFFI – Mario Crispi

    Non è certamente un lavoro di routine quello che presenta Mario Crispi membro degli Agricantus con i quali suona gli strumenti a flato ma indubbiamente il tema è particolarmente originale; l’interpretazione del suono e delle atmosfere, se così possiamo dire, di alcuni venti. Infatti sono proprio loro, dal maestrale al grecale, dallo
    scirocco allo zefiro, i protagonisti di un album di non difficile ascolto ma, al contempo, da non prendere sotto gamba. Intanto il tema, che probabilmente non è mai stato proposto da altri musicisti in precedenza, non è di semplice assimilazione ed inoltre, trattandosi di sensazioni che, presumiamo, il musicista ha sentito di dovere di trasferire in note, tutto è alquanto soggettivo e suscettibile di critiche. Ma tant’è, vi sono cose molto poco opinabili e, quindi, vale la pena di ascoltare questo album senza pregiudizi di sorta ma con lo spirito del “ricercatore”. Altro dato da segnalare è l’utilizzo di strumenti atipici, conditi da un sistema elettronico di monitoraggio degli strumenti a fiato utilizzati denominato Midi wind controller. Ed è anche il confronto tra la modernità di questo sistema elettronico e gli strumenti della tradizione che sono stati utilizzati a rendere questo lavoro interessante. Qualche debolezza affiora in brani come Abrego oppure in Grecale e nel suo brano speculare Maestrale, in cui manca un po’ quel tocco in più clic ritroviamo, invece, in Ponente, dove vi sono delle rimembranze sonore del Battiato di “Sulle corde di Aries” e del primo album dei mai dimenticati Aktuala. Da segalare anche Scirocco, con la sua stordente melodia e Brisa do Mar, malinconico e trascinante al contempo, che vive nel dualismo come solo un’atmosfera latina sa fare. Un lavoro interessante che può fungere da motore per una ricerca sonora più approfondita ed efficace.
    Rosario Pantaleo

  6. Gian Nicola Caracoglia

    Rockstar – dicembre 2000
    Per il costruttore dei fiati degli Agricantus I’esordio da solista va respirato all’aria aperta.

    Dopo il vento DIO creò la musica a fiato. Quindi arrivò il momento per generare Mario Crispi la sua vita sarebbe stata dedicala al canto senza voce dell’aria che attraversa i corpi solidi e suona. Mario Crispi non è solo il generatore dei fiati degli Agricantus, il combo italiano per eccellenza dotato di gusto per il racconto musicate dei sud del mondo è anche uno dei più espressivi suonatori di strumenti d’aria. Per costruire il suo primo disco da solista (che inaugura il catalogo della neo-etichetta Cous Cous ne ha messi insieme 11, originari di tutte le parti dei mondo. Si va dal ney persiano o turco alle launeddas sarde, alla zummara nord africana al duduk caucasico fino al didjeridoo australiano. E poiché non c’è tradizione senza I’innovazione non poteva mancare un supertecnologico Midi Wind Controller. Dove voleva andare Crispi sulle ali dei suoi Soffi? Come i Dead Can Dance ma quasi senza canto voleva continuare il lungo peregrinare intorno ai respiri musicali che provengono dal lontano mondo sonoro del passato per filtrarli attraverso la consapevolezza del mondo contemporaneo. E pare che ci sia riuscito.

    Gianni Nicola Caracoglia

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