Left By The Ship (O.S.T.)

Left By The Ship è un documentario cinema-verità realizzato da Alberto Vendemmiati ed Emma Rossi Landi, che esplora le conseguenze psicologiche e sociali di una presenza militare. Robert, Jr, Charlene e Margarita sono Amerasians: i figli e le figlie di lavoratrici del sesso filippine e militari americani di stanza nella baia di Subic US Naval Base, una volta la base americana più grande al di fuori degli Stati Uniti.
Quando la base è stata chiusa nel 1992, migliaia di bambini Amerasian sono stati abbandonati al loro destino. A differenza dei bambini Amerasian da altri paesi, gli Amerasians filippini non sono mai stati riconosciuti dal governo degli Stati Uniti.
Nel corso di due anni, sono state seguite le vite dei quattro Amerasian, mentre lottano contro la discriminazione, i loro problemi familiari e le questioni di identità, cercando di superare un passato di cui nessuno di loro è in alcun modo responsabile.
Left By The Ship è un film documentario di 81 minuti girato in HD. Le musiche sono state scritte ed orchestrate da Mario Crispi con integrazioni originali di Pivio & Aldo De Scalzi.

Prodotto, girato, diretto e montato da
Emma Rossi Landi e Alberto Vendemmiati

Una produzione: VisitorQ in cooproduzione con Rai Cinema, ITVS International e YLE
sito ufficiale del film: www.leftbytheship.com

TRACK LIST

01    Opening                         03:19
02    JR                                   01:20
03    Meetings*                      02:05
04    Sequence of mothers  03:44
05    Charlene                        01:38
06    Not so different            01:58
07    Margarita                       02:25
08    The river                         02:06
09    Class suite                     02:20
10    Dry season**                 02:40
11    Thoughts                        01:47
12    In the car**                     02:46
13    Travelling                       03:57
14    Ending                            03:12

composition, programming & orchestration
Mario Crispi

additional composition, orchestration (*, **)
Pivio & Aldo De Scalzi

guitars:
Giuseppe Lomeo
Aldo De Scalzi

violins:
Elena Aiello,
Alessandra Dalla Barba,
Laura Sillitti

violas:
Daniele Guerci,
Alessandro Sacco

cellos:
Arianna Menesini,
Jee Suk Schiffo

recording:
Formedonda Studio
(Palermo),
Trancendental Studio
(Genova)

mastering:
Cantoberon
(Roma)

sound engineers:
Claudio Pacini,
Patrick Simonetti

production:
Formedonda
– Italy 2010
P  2010 – I dischi dell’Espleta
© Creuza

Note del compositore/annotation by composer

La storia di un popolo è spesso segnata dalle sue conquiste o dai suoi conquistatori ovvero dalle tracce che lasciano le reciproche impronte sulle terre abitate dall’altro. E pur possedendo una propria identità culturale più o meno forte, il dominato è costretto, nel bene e nel male, ad aprire al dominante quelle porte intime del proprio essere e che da quel momento in poi ne causeranno una modifica senza ritorno. Il caso degli Amerasian filippini è ancora una volta un esempio di colonialismo reiterato, con conseguenze umane individuali devastanti, incrementate in modo esponenziale da invasioni militari “strategiche”, prima, e dall’imposizione di modelli culturali da estrema periferia d’impero, poi. Nei visi e nelle espressioni dei filippini si leggono perciò tutte quelle tracce indigene miscelate a tratti somatici e fonemi spagnoli (i precedenti conquistadores) e nordamericani profondi. Le storie individuali annegano in solitudini complesse e da forti lineamenti interiori che divengono emblema dello smarrimento umano e sociale di questa consistente parte di popolo. La musica composta di “Left By The Ship” cerca quindi di descrivere un mondo intimo di ricerca di un’identità negata, sia essa indigena, sia essa acquisita, dove le sonorità e le atmosfere di un mondo d’oltre oceano (che guarda caso suggeriscono altre periferie rurali e di sperdute highway transnazionali), fatto di suoni di chitarra folk, modi blues e sprazzi di minimalismo si intercalano a reminiscenze di jotas da rondalla filippina e sonagli di bambù. Le emozioni scaturite sono ora di abbandono, di nascita e rinascita, ora di disperazione e speranza, nella ricerca di un legittimo riconoscimento familiare e di dignitosa appartenenza al consorzio umano: diritti che tardano entrambi ad arrivare.

The story of a people is often marked by their conquests or by their conquerors, or by the traces and footprints left on earth. While having their own cultural identity, more or less strong, the dominated people are forced, for better or worse, to open the doors of their “being” to the dominant people: from that moment on they will undergo a change of no return. The case of Filipinos Amerasian is once again an example of reiterated colonialism, with human individual devastating consequences, exponentially increased from military “strategic” invasions followed by an imposition of cultural models of extreme periphery of empire. On the faces and in the expressions of Filipinos can read all the indigenous tracks mixed with deep Spanish and North American somatic features and phonemes. The individual stories are drowning in complex solitudes with strong interior outlines that become emblematic of the human and social bewilderment. The music composed tries to describe an intimate world of search of a denied identity, whether indigenous or acquired. The sounds and atmosphere of an overseas world (that, as chance would have it, they suggest other rural surroundings and secluded transnational highways) are constituted by the sounds of folk guitar, blues and flashes of minimalist ways, interspersed with reminiscences of jotas of Filipino rondalla and bamboo rattles. The resulting emotions sometimes are dejected, of birth and rebirth, or of despair and hope in the search for a legitimate recognition of family and for a decent belonging to the human society: both elements are slow in coming.